18 anni fa veniva ucciso Iqbal Masih, piccolo pakistano vittima ribellatosi alla schiavitù
Il 16 aprile del 1995 Iqbal Masih, un ragazzino di 12 anni, veniva ucciso mentre con la sua bicicletta si stava recando in chiesa.
Pakistano, all’età di 5 anni fu venduto dalla sua famiglia ad un fabbricante di tappeti che lo costrinse a lavorare, incatenato ad un telaio, per 14 ore al giorno. Più volte tentò di fuggire, più volte fu ripreso e messo in punizione in una cisterna sotterranea priva di aerazione.
Nel 1992 tentò nuovamente la fuga e partecipò, insieme ad altri bambini, ad una manifestazione del “Fronte di liberazione del lavoro schiavizzato”, in quella occasione diede pubblicamente testimonianza della sua sofferenza e di quella degli altri bambini che lavoravano con lui.
Dal 1993 cominciò a tenere conferenze, in vari paesi del mondo, sulle condizioni degli schiavi bambini e sui diritti dell’infanzia. Le sua battaglia portò, grazie alle pressioni internazionali, a chiudere diverse fabbriche di tappeti nella città di Latore, liberando così 3.000 piccoli schiavi.
Sono 1.500.000 i bambini impiegati in lavori fisicamente e mentalmente usuranti, 1.000.000 quelli sfruttati sessualmente, 600.000.000 le minorenni costrette a sposarsi per sfuggire alla miseria, 250.000.000 i bambini coinvolti nei conflitti.
Iqbal affermava che: “Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite”. Nessun bambino dovrebbe soffrire a causa dei conflitti, a causa della povertà, a causa della cattiveria degli adulti.
Oggi ricordiamo il coraggio di questo bambino che ha sacrificato la sua giovanissima vita per la causa della libertà di tutti i bambini del mondo.
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